di
Enrico
Cairoli
Il 14 novembre a Roma
nell'Auditorium Antonianum si è svolto il
seminario di illuminazione
scenografica
con un protagonista d'eccezione, il light designer inglese Patrick
Woodroffe.
L'evento,
sponsorizzato,
organizzato dalla ClayPaky e da altri partner
del settore, ha avuto un percorso d'incontro
particolarmente
costruttivo
data la presenza
non solo degli addetti ai lavori
ma anche della facoltà di
Ingegneria dell'Università di
Tor Vergata in Roma.
Il
racconto
delle esperienze lavorative di Patrick Woodroffe, assai
voluminoso
trascinava
un
interesse più che tecnico, direi umano del nostro
lavoro.
Il titolo di questo seminario -ILLUMINANDO LE STAR- era perfettamente
cucito sulla vita lavorativa di Patrick
a
causa
delle sue collaborazioni con i migliori artisti ai
quali ha curato i progetti luce.
Interessante
è
stata la prima parte del suo racconto
sull'evoluzione tecnologica dell'effettistica luci.
Si
è
percorsa la storia dal PAR fino agli ultimi proiettori a led
di uso comune oggi.
Le
descrizioni
tecniche da "luciaro"
hanno
subito
rotto il ghiaccio con il pubblico presente che pensando...
-
questo
è uno di noi -
ha seguito con maggiore serenità e tranquillità tutto il
racconto tecnico evolutivo.
Abbiamo tutti rivisto i primi cambia colori a bandiera, quelli a rullo
e i primi motorizzati che con
andatura incerta
aprivano un nuovo mondo nell'illuminotecnica da spettacolo.
Le
foto
d'epoca che ci ha portato Patrick hanno smosso a qualcuno un
po' di "amarcord" (me
compreso)
ma principalmente ci hanno messo in
luce le motivazioni riguardo l'evoluzione che chiedeva il mondo in quel
tempo.
Il progresso totale e parallelo coinvolgeva tutti i vari sistemi, dalle
strutture, alle movimentazioni e ai corpi illuminanti.
Le
problematiche
nascevano magari prima per una una singola esigenza
artistica
poi, se valida si consolidava come soluzione da usare
definitivamente.
Un esempio è stata l'evoluzione del cambia colore che da
semplice batteria di par giallo-blu-rosso-verde
è stato in grado
di ridurre il numero di lampade necessarie per ottenere tutte le
sfumature.
Dai primi con colori a cassetto, a quelli a rullo, fino ai sofisticati
mescolatori CMY con dicroici proporzionali.
Non
dimentichiamo
che all'epoca dei grandi concerti rock tutto il piazzato
era fatto con le batterie di PAR
con potenze in gioco... mostruose !
Cosa provocarono queste innovazioni tecnologiche ?
Il naturale aumento dei parametri di controllo dei sistemi richiese di
conseguenza un nuovo tipo di banco luce.
Ora
oltre
a regolare con un canale una singola lampada era nata
l'esigenza di controllare anche il colore,
la direzione del fascio di
luce, gli eventuali gobos da proiettare, l'otturatore e tanti altri
canali a venire.
Si passò così dal banco monoparametro a quello
multiparametro.
A questo punto Patrick con le sue diapositive ci ha fatto rivivere
tutto il trascorso dei banchi
luce dai primi a gruppi di leve con un master
fino ai sofisticati controller
computerizzati per la gestione via DMX, ARTNET, etc...
Naturalmente tutto
questo percorso tecnico evolutivo era condito dalle
esperienze personale di Patrick
nei vari lavori eseguiti per una lista
voluminosa di artisti internazionali e location diverse:
teatri, live,
conventions e come ultima
le
Olimpiadi di Londra 2012.
Ad un certo punto in sala abbiamo vissuto un momento toccante durante
il racconto di Patrick
sulla preparazione dello spettacolo di Michael
Jackson del quale ne era il Light Designer scelto.
Questo racconto è stato un continuo passare dalle descrizioni
tecnico artistiche del progetto luci
alle sensazioni personali riguardo
il rapporto lavorativo con Michael.
L'impatto emotivo raccontato da Patrick ha seguito un percorso fatto di
iniziale diffidenza
tra Light Designer e la megastar ad un più
consapevole rapporto di stima
vedendo, poi Michael Jackson lavorare.
Il
progetto faraonico e spettacolare era arrivato alle prove generali
ma un giorno
in attesa di Michael per le prove delle 18
arrivò la brutta notizia sul palco acceso e pronto
per uno
spettacolo... ormai stroncato sul nascere.
Adesso,
gossip e gusti musicali personali a parte per un professionista
come Patrick
vedere sfumare in un minuto tutto un lavoro
creato e
costruito in mesi
per uno dei tour più spettacolare degli ultimi
tempi...
non credo sia
stato facile.
Nella descrizione
del lavoro delle Olimpiadi di Londra 2012 Patrick ci ha raccontato della
realizzazione tecnica e dei ritmi di lavoro massacranti che ha subito
lui e la sua squadra.
I motorizzati da gestire erano a migliaia, per non parlare del sistema
di pixel video
sulle poltroncine del pubblico. Per questo motivo la gestione del vasto
impianto era
"spalmata" su vari banchi e computer.
Una considerazione di Patrick ha elegantemente redarguito i colleghi
Direttori della Fotografia
e Light Designer sull'utilizzo dello SHARPY ClayPaky.
Quello che lui voleva intendere è l'utilizzo "copia e incolla"
di questo beam che da quando
è uscito se ne fà in TV, nei LIVE e via discorrendo.
Perchà fare solo reti e ventagli con questo prodotto ?
Nello stadio delle Olimpiadi di Londra, lui li ha utilizzati sia come
tracciatori, sia come
proiettori per gobos a distanza (100 mt.).
Secondo me è il normale corso di ogni nuovo prodotto, prima lo
si usa come si vede farlo
poi a qualcuno scatta prima o poi l'idea o un attacco di
creatività.
L'ESERCIZIO di PATRICK:
Nel pomeriggio dopo
la pausa "artistica" (pranzo) curata dai Frati
Francescani
la giornata è volta all'evento personalmente
più atteso.
Vedere un Light Designer come Patrick Woodroffe
all'opera insieme ad uno dei più bravi
programmatori luci in
casa ClayPaky Marco Zucchinali.
L'esercizio
consisteva nel ascoltare un brano musicale e analizzarlo
alla lavagna
per dividere la partitura musicale per i vari eventi luci
da abbinare.
Al primo ascolto Patrick a individuato tutte le varianti
ritmiche e di melodia del brano
per legarci i vari eventi luce da
programmare.
Per gli addetti ai lavori è stato un interessante
ripasso delle metodologie di programmazione,
ma per i ragazzi
universitari presenti è stata una vera rivelazione
vedere la nascita di
un effetto luci sulla musica... in diretta.
Alla fine il brano è stato costruito legando la
creatività di Patrick con la velocità di programmazione
di Marco per un risultato... si didattico ma efficace.
Durante le
programmazioni e gli effetti c'è stato modo per me di
vedere all'opera
(al di fuori di una mostra) i più recenti
prodotti ClayPaky che facevano parte del l'illuminazione della sala.
L'intera serie A.leda
Wash (K20, K10 e K5) lavorava sia sul palco che
sulla galleria
con una luminosità da vendere grazie ai led Osram a bordo.
Di testa mobile a matrice di led RGW il mercato ormai ce ne propone
molti modelli.
Apparente ClayPaky potrebbe essere entrata nel campo led in ritardo, ma
secondo me
l'attesa e la ricerca fatta dalla casa bergamasca... ha dato i suoi
frutti !
La serie A.leda Wash è particolarmente luminosa, omogenea nei
colori e lo zoom dichiara la
presenza di ottiche precise e di qualità.
Il prodotto in
primo piano era comunque il nuovo Sharpy 330 wash
in una versione
di presentazione già particolarmente convincente.
Durante l'esibizione il piccolo wash ha emesso un potente fascio
omogeneo, pulito e ha messo
anche in evidenza un accurato mescolatore
colore CMY.
Ormai oltre ai led è evidente anche l'evoluzione
delle lampade a scarica,
una 300 di oggi rende come una 575 di ieri se
non qualcosa di più... esagero?
Questo seminario
alla fine è riuscito a coniugare una giusta
dose di tecnica e racconto
sull'esperienza di un professionista con una
carriera di tutto rispetto nel mondo del Lighting internazionale.
Patrick
Woodroffe è stato molto abile e umile nel raccontare la
sua professione senza cadere
nell'auto celebrazione molto difficile da
evitare quando ci si porta dietro un curriculum di quella portata.
Infine ha
risposto ad alcune domande dei presenti in sala con pazienza
ed una piccola dose di humor inglese che ha reso meno formale
il
rapporto di scambio di esperienze in questo - nostro - fantastico -
lavoro
delle LUCI.
Ringrazio infine tutto lo staff della ClayPaky per questa fantastica
giornata
di "lampadine".
Scusate ma dopo
più di 30 anni di professione sono ancora
innamorato di questo lavoro.
Buon lavoro a
tutti
Enrico Cairoli (Capo
Squadra
Elettricisti)
© Enrico Cairoli 2012